CANZONE DE LO CAPODANNO PENISOLA

CANZONE DE LO CAPODANNO PENISOLA

In Campania e quindi anche in penisola sorrentina è tornata in voga l’usanza di cantare la “Canzone de lo Capodanno”, negli anni passati nel cantare la canzone si usavano strumenti caratteristici come tamburelli, scietavaiasse, putipù che emettevano rumori buffi e piacevoli (un fracasso non fastidioso).

CALENDARIO RAPPRESENTAZIONI

Massalubrense:  30/12/2016 ore 16.30 a Massa centro, con i gruppi “Folklore e Tradizione” e “I ragazzi della Lobra” – 31/12/2016 ore 16.30 a Sant’Agata sui Due Golfi, con i gruppi “Folklore e Tradizione” e “I ragazzi della Lobra”, e con il “ciuccio di fuoco” a cura della Pro Loco Due Golfi.

STORIA DE LA CANZONE DE LO CAPODANNO

Un canto  augurale portato di casa in casa dai musici alle famiglie del posto, una vera e propria offerta  (la ‘nferta) nel periodo delle festività natalizie, in particolare alla fine dell’anno. E’ molto lunga tanto da assumere l’aspetto di una sceneggiata, ogni volta ripetuta presso le case delle penisola sorrentina dove a volte intere comunità si aggregavano per parteciparvi e a mano a mano che si raggiungevano le varie abitazioni si univano sempre più persone. Essa è una particolarità non solo della penisola ma la sua paternità secondo varie fonti è attribuita ad un cittadino di Piano di Sorrento, il suo testo ci è stato tramandato da Benedetto Croce. La nferta natalizia  è un componimento strutturato in maniera accurata e raffinata che lascia immaginare un autore con una buona intelligenza e cultura di cui purtroppo non si conosce il nome.

CONTENUTI DE LA CANZONE

La canzone è quindi ufficialmente anonima, difatti erano già anonime le copie dell’epoca che venivano distribuite durante le festività natalizie. Essa fu ritrovata vicino a testi importanti di Benedetto Croce, anche se è considerata un componimento semplice anche se meritevole di attenzione.  Attraverso l’esecuzione della canzone si chiedeva l’offerta e si offriva la canzone stessa in cambio, in pratica gli amici buontemponi auguravano buon anno nuovo ad un signore generoso che era di un ceto sociale non specificato. La canzone viene introdotta con una prefazione parlata che afferma il fatto che si sia giunti alla fine dell’anno e che quindi questa notte deve essere passata in allegria, iniziano così circa settanta strofe suddivise per argomenti : mito,  storia, realtà giornaliera del paese,  sentimento religioso,  augurio a tutte le professioni; Infine l’intento di una dedica al padrone di casa e seguente richiesta dell’offerta e promessa di vedersi ancora l’anno avvenire,  augurandosi di farlo stando in una condizione migliore sia a livello morale che materiale .

La Canzone è un componimento che sembra non avere tempo, anzi sembra scritta da un artista acuto osservatore dei giorni nostri, un satirico magari.

La introduzione è composta da due strofe di endecasillabi,  di cui il primo verso della seconda strofa  un doppio  formato  da due settenari. In seguito sono  69 quartine, tre settenari e un quinario,  di cui il secondo e il terzo verso in ogni strofa fanno rima tra loro,  l’ultimo verso fa rima col primo della strofa successiva. In tal modo la canzone è interamente  concatenata.

ESECUZIONE DELLA CANZONE

La canzone si esegue una strofa alla volta in questo modo: prima l’intonazione del corifeo che imposta  l’intera strofa in modo da evidenziarne il tema musicale,  poi il coro ripete l’ultimo verso della strofa, infine  i due gruppi  insieme  ripetono i due ultimi versi della strofa.

Cosi via via tutte le strofe, a parte l’introduzione che viene letta dal corifeo.
I temi cantati nelle strofe:  1 Argomento, da 2 a 11 situazione dell’umanità alla nascita del Messia, con sentimento il religioso
e l’esuberanza della festa di popolo. da 12 a 20 narrazione biblica adattata in chiave popolare, da 21 a 32 vivace animazione della città, da 33 a 58 augurio rivolto singolarmente ad ogni categoria professionale, da 59 – 69  conclusione: con musici  che si dichiarano stanchi e chiedono l’offerta,  elogiando il padrone di casa con un saluto augurale e la semplice buonanotte.

LANCIO DELLA PIETRA

NeI secoli scorsi il canto della canzone era preceduto da un gesto augurale cioè il “lancio della pietra”, veniva tirato un sasso o un pezzo di mattone al piede di colui al quale si voleva fare l’augurio di buon anno, oppure altre versioni erano quelle di lanciari la stessa pietra o mattone sulla porta d’ingresso della casa dove si andava a portare lo stesso buon augurio.
Lostesso lancio della questa pietra era preceduto da un coro che faceva cos:
” ao’ bbuon Dio è ao’ bbuon Capodanno
tant’oro e argiento te puozze
abbuscà auanno,
quanto peso io, ‘a pret e tutte e panne”
Al termine dei versi, si faceva “scivolare la pietra” verso i piedi della persona che riceveva l’augurio e si diceva: “menà a’ pret a… Finalmente poi cominciava la canzone.

Coro d’introduzione (parlato)

La bona notte e buon principio d’anno
A tutti sti signuri in compagnia !
Simmo venuti e tornarrammo ogni anno
Per farve chill’aurie che sapimmo.

Spilateve lli rrecchie, apritece lu core
La casa, la dispensa e la cantina
Ca cheste so ghiurnate de cuntiente
Se magna e beve e non se pensa a niente

Coro d’introduzione (traduzione)

Buona notte e buon principio d’anno
a tutti questi signori in compagnia !
Siamo venuti e torneremo ogni anno
per farvi quegli auguri che sappiamo.

Sturatevi le orecchie, aprite il vostro cuore
la casa, la dispensa e la cantina
Che questi sono giorni di allegria
si mangia e beve e non si pensa a niente

Testo originale e traduzione (cantato)

Aprimmo l’anno nuovo
Co tric-trac e botte
Passammo chesta notte
In allegria.

Apriamo l’anno nuovo
con tric-trac e botti
passiamo questa notte
in allegria.

Nascette lu Messia
Avenne poveriello
No voje e n’aseniello
Pe vrasera.

Nacque il Messia
avendo in povertà
un bue e un asinello
per braciere.

Da tanne ‘e sta manera
Passato s’ò sti juorne
Pe fa dispietto e scuorno
A farfariello.

Da allora in questa maniera
sono trascorsi i giorni
per far dispetto e vergogna
al diavolo.

Ca chillo marionciello
Nce avea tutte aggranfate
Ne ce avarria lassate
E nce arrosteva,

Che quel ladruncolo
ci teneva nelle grinfie
ne ci avrebbe liberato
e ci arrostiva.

Si ntiempo non veneva
Da cielo lu Guaglione,
Ca p’essere sguazzone
Nce preggiaje.

Se in tempo non veniva
dal cielo il Bambino
che del suo altruismo
ci pregiò.

Tutte da li guaje
Volette liberarce
Patenno e co lassarce
Purzi ‘a lu piello.

Tutti dai guai
volle liberarci
patendo, lasciandoci
anch’egli la vita.

Ma nuje che scurdarielle
Non simmo mango ingrate
Passammo sti ghiurnate
A fa sciacquitto.

Ma noi dimenticandoci
non siamo nemmeno grati
passiamo queste giornate
a bere allegramente.

E lu vedite scritto
Torna lu zampugnaro
Nce mette allummacare
Alleramente.

E lo vedete scritto
torna lo zampognaro
e suona la zampogna
allegramente

Nce fa venire a mente
La luminosa stella,
La bella grotticella
E li pasture.

Ci fa tornare in mente
la stella luminosa,
la graziosa piccola grotta
ed i pastori

Che gruosse e criature
Dall’Angelo avvisate
Correvano priate
A la capanna.

Che grandi e piccoli
dall’Angelo avvisati
correvano contenti
alla capanna

E cchi Ile porta o manna,
Co ceste e co panare
E chi lu va adurare
A faccia nterra.

E chi porta o manda
con cesto e con il paniere
e chi lo va ad adorare
con la faccia a terra

E da lontana terra
Per fine li Re Magge
Cu traine e carriagge
Se partettero

E da lontana terra
persino i Re Magi
con traini e carri carichi
Partirono

Ch’appena che vedettero
Lu cielo alluminato
Dicettero era nato
Lu Messia.

Che appena videro
il cielo illuminato
dissero era nato
il Messia

E co gran cortesia
Vediste aggenucchione
De nanze a nu guaglione
Tre regnante.

E con gran cortesia
videro inginocchiarsi
davanti ad un bambino
tre regnanti (re Magi)

Erode, re birbante
Trasette gia’ mpaura
Ca chella criatura
Lo spriorava.

Erode, re birbante
cominciò ad aver paura
che quella creatura
lo spodestasse

E pecche’ se tremava
Chell’arma ntaverzata,
Fa fa chella salata
De guagliune.

E per le sue paure
quell’anima torva e cattiva
fece fare quella strage
di bambini

Che simmele a picciune
Li facette scannare
Pe farece ncappare
A lu bambino.

Che simili a piccioni
li fece sgozzare
per riuscire ad intrappolare
il Bambino

Cchiu’ nfame, cchiu’ assassino
Nn’avite visto mai !…
E nterra non chiavaie
Tanno pe tanno.

Più infame, più assassino
non avete visto mai !…
e a terra non andò
in quel momento

Ma le restaie lu nganno.
Nè ce cacciaie niente
Co tutte li nuziente
Ch’accedette

Ma gli restò l’inganno
nè ci ricavò niente
con tutti agli innocenti
che uccise

Che la Madonna avette
Da cielo lu consiglio
De ne fuì lu figlio
Tanno tanno.

Che la Madonna ebbe
dal cielo il consiglio
di far fuggire il figlio
subito

Sti ccose già se sanno
Ma quanno è chisto juorno
Nce arrollano cchiù attuorno
A la memoria.

Queste cose già si sanno
ma quando è questo giorno
ci frullano di più
alla memoria

E sia ditta pe gloria
Nce portano allegrezza
Tanto che c’è priezza
Pe ogni parte.

E sia detto per gloria
ci portano allegria
tanto che c’è gioia
in ogni parte

E sulo all’addonare
Che asciute so li ppigne
Te preje a chillo signe
De Natale.

E solo quando ti accorgi
che sono uscite le pigne
gioisci per quel segno
di Natale

Vi’ mo p’ogne locale,
Pe puoste e pe pontune
Li rrobbe so a montune
Apparicchiate.

Vedi ora per ogni locale
nei punti vendita e negli angoli di strada
la merce è abbondantemente
esposta

A festa so aparate,
Purzì fora li vie
Poteche, speziarie
E bancarelle.

Son preparati a festa
perfino fuori in strada
botteghe, spezierie
e bancarelle

E nne vide sportelle
Panare, votte e ceste,
E scatole, e caneste,
E gran sportune !

E ne vedi di cassettine
panieri, botti e cesti
e scatole, e canestre,
e cassettoni !

D’anguille e capitune
E pisce d’ogni sciorte
Ne vide grosse sporte
A centenare.

Di anguille e capitoni
e pesci di ogni tipo
ne vedi grosse casse
a centinaia

Tutta sta rroba pare
Potesse abbastà n’anno,
Eppure tanno tanno
Scomparisce.

Tutta questa roba sembra
potesse bastare per un anno
eppure immediatamente
sparisce

La gente trase e esce,
E corre, va, e vene
E spenne quanno tene
Pe la canna.

La gente entra ed esce
e corre, va, e viene
e spende ciò che ha
per la gola

Nè truove chi non manna
N’aurio, o nu rialo
Sarrà malo natale
Non manna’ niente

Non trovi chi non manda
un augurio, o un regalo
sarà un cattivo Natale
non mandare niente

Lu strazio de’ nuziente
Se fa co li’ capune
Che songo a miliune
Scapezzate.

Lo strazio degli innocenti
si fa con i capponi
che sono a milioni
decapitati

Ne, vuie quanno trovate
Cchiu’ festa e cchiu’ allegria
Ma la pezzentaria
Nun canuscimmo.

Ne, voi quando trovate
più festa e più allegria
ma l’elemosinare
non conosciamo

E nuie percio’ venimmo
Cu festa, canto e suono
P’aurià lu buon
Principio d’anno

E noi perciò veniamo
con festa, canti e suono
per augurare il buon
principio d’anno

Priesto che fenarranno
Li guaie e li tormiente,
Né mai cchiù lamiente
Sentarraie.

Finiranno presto
i guai e i tormenti,
e mai più lamenti
sentirai

Spero che vedarrate
Spuntà’ pe vuie na stella
Lucente comm’a chella
E auriosa.

Spero che vedrete
spuntare per voi una stella
lucente come quella
di buon augurio

Spero ch’assai sfarzosa
La sciorte addeventasse
E che ve contentasse
A tutte quante.

Spero che assai sfarzosa
la sorte diventi
e che vi accontentasse
tutti quanti

Si sì niuziante,
Sempe puozz’aunnare
Conm’aonna lu mare
Ntutte Il’ore

Se sei negoziante
che tu possa sempre avere ogni bene
come il ripetersi delle onde del mare
a tutte le ore

Si po si vennetore,
E tiene magazzino
Se pozze ogni carrino
Fa ducato.

Se poi sei un venditore,
e tieni un negozio
si possa ogni carlino (monetina)
far ducato (moneta di valore)

Si po sì n’avvocato
Ti dico solamente
Che puozze ave’ cliente
Capo tuoste.

Se poi sei avvocato
ti dico solamente
di avere dei clienti
testardi

Pecchè t’abbusco vuosto
Nce sta’ d’ogne manera,
O perde, o va ngalera,
O fa denare.

Perché il vostro guadagno
ci sta in ogni maniera
o perde, o va in galera
o fa soldi

Puozze, si si’ nutare,
Fa poche testamiente,
Capitule e strumiente
Nzine fine.

Ti auguro, se sei notaio
di fare pochi testamenti,
capitolati e contratti
senza fine

Sì nu ngegnere fine?
Trovasse ricche pazze,
Pe fraveca’ palazze,
E turriune

Sei un fine ingegnere?
Trova persone ricchissime,
per costruire palazzi
e torrioni

O meglio a la Commune
Aggranfate coll’ogne
Ca Ilà sempe se magne,
E se va nchino.

Ancor meglio al Comune
aggrappato con le unghia
che li sempre si mangia
e si va pieni

Si n’ommo trafechino
E vuò cagnare stato
Rijesce Deputato
O Consigliere.

Sei ingegnoso a trarre guadagni
e vuoi cambiare condizione
diventa Deputato
o Consigliere

Tanno sì Cavaliere!
Si lu guverno appruove,
Ll’anema de li chiuove
Venarranno.

Tanto sarai Cavaliere!
se approvi il Governo,
la forza del denaro
verrà.

Si prevete? Te manno
L’aurio che dimane
Sì fatto parrucchiano
O monsignore.

Sei prete? Ti mando
l’augurio che domani
diventi parroco
o monsignore

Si si’ faticatore,
Salute, forza e accunte
Accussì tu la spunta
E può campare.

Se sei lavoratore,
salute, forza e acconti
in questo modo tu la spunti
e puoi vivere

Pero’ aje da scanzare
Lu juoco e la cantina
O ncuorpe a la matina
Niente trase.

Però devi evitare
il gioco e la cantina
o altrimenti al mattino
resti digiuno

Si sì patron ‘e case
Te scanza lo Signore
De malo pagatore
Comm’a nuie.

Se sei proprietario di case
ti scansi Iddio
dai cattivi inquilini
come noi

Che ntiempo se ne fuie,
Li tterze si nun pava
E se porta la chiava
D’altrittante.

Che in tempo scappa via, se non
paga la terza parte di un annata di pigione
e porta con se la chiave
per altrettanti giorni

Si po si navigante,
Nn’avisse mai tempeste,
Fa li viagge leste
E ricche ancora

Se poi sei un navigatore
non avere mai tempeste,
fa viaggi veloci
e remunerativi

Si miedeco? bonora
Me ‘mbroglie nveretate
Va puozzo ogne malate
Fa guarire

Sei medico? Accidenti
m’imbrogli in realtà
che tu possa ogni malato
far guarire

Sti bobbo pozzo dire,
Si si’ nu speziale
Sanasse ogne male,
Ogne dolore.

Questo intruglio posso dire,
se sei un farmacista
sani ogni malanno,
ogni dolore

Si po si’ giuocatore,
Venga la carta mpoppa
Ne puozze mai fa toppa
A zecchinetto

Se poi sei un giocatore,
venga la carta fortunata
con l’augurio di non sbagliare mai
nel gioco delle carte

Si essere prutetto
Da la fortuna vuoje,
Cerca e fa quanto puoje
D’essere ciuccio.

Se vuoi essere protetto
dalla fortuna,
cerca di fare il possibile
di essere lavoratore

Si quacche impiegatuccio
Puozzo piglià nu terno,
Si no starrai n’eterno
Ndebbetato.

Sei un piccolo impiegato
ti auguro di fare un terno,
altrimenti resterai in eterno
indebitato

Nzomma, nqualunque stato
Avvisse li rricchezze
E chelle contentezze
Ch’ addesirie.

Insomma, in qualunque condizione
che tu abbia le ricchezze
di quella contentezza
che desideri

E chi ne tene mmiria
Che pozza fa na botta
E Ile scennesse sotta
Nu contrapiso

E chi ne è invidioso
che possa fare un botto
e gli scendesse sotto
un contrappeso (ernia)

Troppo nce avite ntiso
E ve site stufate,
E nuie simmo stracquate
E sete avimmo.

Troppo ci avete ascoltato
e vi siete stufato,
e noi siamo esausti
e abbiamo sete.

Da cca’ non nce movimmo
La faccia è troppa tosta
Simmo venuto apposta
E ll’ aspettammo.

Da qui non ci muoviamo
la faccia è troppa tosta
siamo venuti di proposito
E lo vogliamo

Ne ch’addesiriammo
Castagne, fiche e nuce
E autre cose doce,
E susamielle.

Ne cosa desideriamo
castagne, fiche e noci
e altre cose dolci,
e susamielle (biscotti tradizionali).

Duie o tre canestrielle
Abbastano a sta panza,
Sapimmo la crianza
E simme poche.

Due o tre canestrelli
bastano alla mia pancia,
sappiamo le buone maniere
e siamo in pochi

Primma de chesso Iloche
Nce aprite la dispenza,
Simme di confidenza
Pigliammo tutto.

Prima di questi
aprite la dispensa,
siamo di confidenza
prendiamo tutto.

O provole, o presutto
N’arrusto o nu castrato
Sia friddo o sia scarfato
Nu capone.

O provole, o prosciutto
un arrosto o un castrato
sia freddo che scaldato
un cappone

Nuie l’obbligazione
Sapimmo esattamente
Nun nce restammo niente
Pe farve onore

Noi l’obbligazione
sappiamo esattamente
non vi lasciamo niente
per onorarvi

Ca site nu signore
Sfarzuso e corazzone,
E ntutte l’occasione
Nun scumparite.

Che siete un signore
sfarzoso e di gran cuore,
e in tutte le occasione
fate bella figura

Piacere anze nn’avite
Si v’hanno scommodato
E nce addesiriate
L’anno che vene.

Piaceri anzi ne avrete
se vi hanno scomodato
e ci desiderate
l’anno prossimo

Tanno trovà cchiu bene
Speranno cchiu allegria
E na speziaria
De cose doce.

Devono trovarti meglio
sperando più allegro
di uno spaccio
di cose dolci.

Nce resta aizà la voce
Pe ve cercà licenza
Dann a’ sta bona udienza
La bona notte.

Ci resta di alzar la voce
per chiedervi il permesso
di andare a meditare
la buona notte.

E bona notte
Buon capodanno a tutte,
E bona notte.

E buona notte
Buon capodanno a tutti,
E buona notte.

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